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Primarie PD | Salvate il soldato Marchioni. Interviene Sergio Gambini

Giovedì, 27 Dicembre 2012

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Salvare il soldato Marchioni. Interviene Sergio Gambini


Non sono stato tenero con Elisa quando venne candidata alla Camera nel 2008.
Dissi pubblicamente che mi sembrava un errore liquidare in quel modo “rinascimentale” Giuseppe Chicchi ed Ermanno Vichi. L’ho potuto dire senza destare nessun sospetto di parlare per partito preso, perché erano note le differenze di posizione politica che avevo maturato negli anni sia con Giuseppe, sia con Ermanno.
Tuttavia li avevo visti lavorare alla Camera da un punto di osservazione privilegiato, quello della Direzione Nazionale dei DS prima e della CNA nazionale dopo, sapevo che si trattava di due parlamentari capaci ed influenti, che nonostante i pochi mesi di esperienza, si erano già costruiti un loro ruolo.
Avevano certamente le carte in regola per continuare a lavorare alla Camera costruendo quel difficile equilibrio tra impegno di carattere generale e nazionale e capacità di tutela degli interessi della comunità di cui erano espressione.
E’ questo che fa la differenza per un territorio nella qualità della rappresentanza che ottiene in parlamento.
Personalmente so cosa vuol dire, cinque anni in maggioranza al Senato, cinque all’opposizione alla Camera, alla ricerca di quel punto di equilibrio che ti obbliga ad una verifica quasi quotidiana, ma, quando ci riesci, può stabilire un rapporto positivo, di vicinanza, fra la massima rappresentanza istituzionale del paese e un territorio, le sue organizzazioni sociali, la sua opinione pubblica. Le redazioni degli organi di informazione locale, che ho tempestato con i miei comunicati stampa, sanno di cosa parlo.
Le scelte che vengono fatte sulle donne e sugli uomini in politica dovrebbero obbedire agli interessi di chi viene rappresentato e sono cose che possono essere misurate in modo abbastanza oggettivo. Non mi nascondo che esista l’ambizione personale, la lusinga che può esercitare su ciascuno la possibilità di ricoprire un incarico importante e prestigioso (questo può avere certamente un’influenza, è umano); più difficile da accettare è la genesi di una scelta che risponda esclusivamente alle esigenze autoreferenziali del ceto politico e dei suoi interni equilibri di potere e che vada in contrasto con quelli della comunità che si intende rappresentare.
Insomma nel 2008 per Rimini era bene fossero rimasti parlamentari Chicchi e Vichi. Sono riuscito a capire le attese di Elisa, mi sono vergognato invece per Andrea Gnassi ed il cinismo usato per sbarazzarsi di chi, dall'alto del seggio parlamentare, poteva fare ombra alle sue ambizioni, anche a costo di regalare uno di quei seggi a Bologna, come purtroppo avvenne.
Ho seguito anche il lavoro dell’On. Marchioni. Il suo percorso non è stato facile, fare il deputato di opposizione al primo mandato moltiplica le difficoltà di inserimento nel contesto parlamentare, soprattutto nei rapporti con gli uffici ministeriali dai quali dipendono molte delle possibilità di promuovere gli interessi della comunità locale.
Ha avuto anche un concorrente molto agguerrito e già esperto di vita parlamentare come Sergio Pizzolante, che è riuscito a concretizzare molti risultati per il nostro territorio e tuttavia si è fatta strada, è entrata nel Direttivo del gruppo parlamentare del PD, è diventata il principale referente parlamentare per le politiche turistiche di tutto il centro sinistra, ha rappresentato un terminale affidabile per molte organizzazioni economiche e di categoria in Commissione Industria.
Sarebbe nelle condizioni, nel prossimo mandato, di raccogliere i frutti del lavoro svolto fino ad ora, senza dovere scontare il noviziato inevitabile per chi si affaccia per la prima volta a Montecitorio. Rimini potrebbe disporre di un parlamentare, con ogni probabilità in maggioranza, in grado di ricoprire incarichi influenti. Nessun organismo politico animato da razionalità taglierebbe un ramo che può dare questi buoni frutti, come invece si tenta di fare candidando in contrapposizione ad Elisa Marchioni il segretario provinciale del PD, sostenuto da buona parte della nomenklatura locale.
Ci potrebbero essere solo tre ragioni legittime per sacrificarla.
Un giudizio negativo sul suo operato, che nessuno può però dare. Ho personalmente interpellato i vertici del gruppo PD alla Camera ed in Commissione Industria ed ho ricevuto solo commenti positivi su Elisa, commenti invece sbigottiti sulla scelta maturata nella Federazione di Rimini.
Una seconda ragione potrebbe essere l'esigenza di fare prevalere una diversa linea politica, ma Elisa, al pari dei vertici locali del PD, è di sicura fede Bersaniana, anzi di quella componente che avendo sostenuto a suo tempo Franceschini ha dato un apporto non scontato e decisivo (purtroppo, dal mio punto di vista) al Segretario per sconfiggere Matteo Renzi.
Infine, l'esigenza di portare in parlamento una competenza od una professionalità politica con ogni evidenza più forte, più necessaria per il nostro territorio e per il gruppo parlamentare del PD. Non me ne voglia Emma Petitti, ma sinceramente non è questo il caso, lo sa anche lei, come lo sapeva Elisa nel 2008.
Ci sarebbe invece una ragione politica grande come una casa per insistere sul parlamentare che abbiamo.
Con tutto quello che sta succedendo nell'area centrale dello schieramento politico, con una parte del laicato cattolico che si sta riorganizzando attorno a Monti, il PD Riminese non dovrebbe mai sguarnire quel fronte e nello stesso tempo, con una candidatura d'apparato, non dovrebbe fornire nuovi argomenti ai professionisti dell'antipolitica.
Purtroppo l'insieme delle ragioni che sostengono la scelta naturale e quella più razionale vengono azzerate da logiche esclusivamente interne agli equilibri di potere di una ristretta casta di politici di professione. Insomma Elisa Marchioni va tagliata perchè non è sufficientemente legata alla cordata dominante, ha un suo autonomo profilo culturale che le deriva dalla matrice cattolica, ha un'occupazione ed una professionalità non dipendente dal sistema di potere locale, ed inoltre un parlamentare di prestigio, capace di interloquire autonomamente con i vertici nazionali del partito, nei prossimi anni potrebbe risultare troppo ingombrante.
Dalle nostre parti ci si è abituati a concepire l'esercizio del potere come una attività che non può essere condivisa in una comunità nella quale esistano punti di vista diversi ed egualmente autorevoli. La logica che a suo tempo ha inaugurato Maurizio Melucci e che è stata felicemente ereditata da Andrea Gnassi è quella delle epurazioni e di un rigido monocolore, nel quale non devono crescere personalità che possano, anche solo potenzialmente, incrinare quell'uniforme pensiero unico.
Così si nega agli assessori della propria giunta il diritto di parola, si ostracizzano sindaci non allineati, si richiedono fedeltà correntizie che avviliscono percorsi intellettuali ed intime convinzioni. Se vuoi rimanere nel giro queste sono le regole, partecipare alla bocciatura di Elisa Marchioni diviene così la necessaria esibizione di fedeltà a questo sistema di potere ed ha anche il valore del monito. Colpirne uno per educarne cento.
Primarie il 30 di Dicembre, con queste premesse sono una montagna dura da scalare, quasi impossibile per chi non è figlio dell'apparato ed Elisa certamente non lo è.
Salvare il soldato Marchioni perciò è un'impresa difficile, però ne varrebbe la pena per "civilizzare" il PD e anche per Rimini, tutto sommato sarebbe un buon affare.
Sergio Gambini

Ultima modifica il Giovedì, 27 Dicembre 2012 15:31

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